Farci sentire in colpa è un sistema collaudato per renderci fragili e facilmente manipolabili. Parlo del sentirsi in colpa così come lo si intende nel senso comune: far leva sulle nostre debolezze, reali o presunte, per metterci in difficoltà e, per esempio, indurci a comprare un certo prodotto e perfino estorcerci del denaro.
Persona o target?
Sappiamo, in teoria, di essere tutti bersaglio di una comunicazione orientata a farci consumare prodotti, eppure, in pratica, difficilmente sfuggiamo al senso di inadeguatezza (e di colpa) per non essere come dovremmo. Smetti di consumare un certo prodotto che non ti occorre più? Convertiti subito all’uso di prodotti complementari, altrimenti resterai tagliato fuori dal mondo! Possiedi un apparecchio elettronico vecchio di un lustro? Vergogna!

potrebbe trattarsi di un bersaglio.
Recentemente al controllo di sicurezza in aeroporto ho avuto modo di confrontare la vaschetta dove avevo depositato la mia dotazione elettronica – computer portatile, smartphone, e-reader– con quella di chi mi precedeva e mi seguiva. Non ho potuto trattenere un sorriso di indulgenza per i miei “pezzi di plastica” vecchi di tre, quattro e cinque anni, il cui design è già ampiamente obsoleto, per non parlare delle prestazioni. Comunque, per la cronaca, ora posseggo un nuovo smartphone.
Presi nella rete
Gira una mail il cui testo recita più o meno: “caro amico, versami 3000 euro entro 24 ore oppure manderò ai tuoi contatti foto compromettenti che ti riguardano“. Chi non farebbe un salto sulla sedia? Caspita, forse si riferisce alla volta che… già, ma come ha fatto… allora è vero che la webcam funziona anche con il computer spento? Sciocchezze! Il ricattatore nascosto nel web non può fare nulla contro di noi, a meno che non siamo proprio noi a divenire suoi complici. E comunque cinque minuti di cattivo umore ce li ha regalati.

La questione della fame nel mondo
Un tempo si usava convincere pargoli schizzinosi a mangiare cose disgustose – ciascuno di noi ha la propria lista – tirando in ballo bambini che morivano di fame in luoghi lontani. Chissà quale genio della pedagogia avrà inventato una simile idiozia. Eppure ancora oggi davanti a qualcuno che mi chiede l’elemosina all’uscita di un negozio dove ho appena comprato qualcosa, non riesco a fare a meno di pensare a quei bambini che ho contribuito ad affamare rifiutando di ingurgitare il fegato in padella.
Responsabilità: la parola magica che ci rende liberi
Saper rispondere di ciò che si fa distingue la persona adulta dal bambino. Significa, anche, riconoscere gli errori e usarli per agire altrimenti evitando la trappola del sentirsi in colpa. In colpa si sta immobili, a rimuginare sulle proprie inadeguatezze e, compiacendosi del proprio soffrire, evitare le decisioni.
Coloro che prediligono il sentirsi in colpa all’essere responsabili mostrano una speciale abilità nell’individuare qualcuno che risponda al posto loro. Perciò quando ci troviamo nella penosa condizione di chi si sente gravato da troppe richieste, facciamo una rapida ricognizione nelle nostre immediate vicinanze: quasi certamente troveremo qualcuno che sta scaricando le sue responsabilità su di noi. Come quelli che depositano la spazzatura di casa nei cestini dei rifiuti per la strada.
Non insegnate ai bambini…
Mortificare l’altro con richieste esagerate è come chiedere a un bambino di assumersi la responsabilità di risolvere il problema della fame nel mondo mangiando spinaci. A chi giova il senso di inadeguatezza che ne deriverà? Che genere di adulto diverrà questo bambino: uno che si ripiegherà nel sentirsi in colpa e che, col tempo, apprenderà come eludere le proprie responsabilità? Oppure sarà uno di quelli che si caricheranno di molti, troppi pesi?
Giorgio Gaber in una sua canzone esortava gli adulti a non insegnare ai bambini una “morale stanca e malata”
…ma coltivate voi stessi, il cuore e la mente
continuare a lavorare sul proprio divenire responsabili, spostando i confini per onorare l’altro e avere rispetto delle sue responsabilità.
Solo così sentirsi e far sentire in colpa non servirà più a nulla e nessuno se ne gioverà a scapito dell’altro.
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