C’era una volta, tanto tempo fa, nel lontano Giappone un uomo molto potente che era solito sorbire il suo tè sempre dalla stessa tazza. Un giorno il prezioso oggetto cadde a terra e si ruppe. I servitori raccolsero con grande cura i pezzi li mandarono in Cina, affinché la porcellana venisse restaurata. Quando l’uomo potente dopo parecchi mesi si vide consegnare un oggetto malamente rabberciato con graffe di metallo, andò su tutte le furie.

Convocò allora i migliori artigiani del Paese e ordinò loro di riportare la tazza all’originario splendore. Gli artigiani saldarono insieme i pezzi con una resina vegetale e vi sparsero sopra della polvere d’oro, scegliendo di esaltare e valorizzare le linee di frattura anziché mascherarle. L’uomo potente fu entusiasta del restauro che aveva reso la sua tazza unica e preziosa. La nuova tecnica divenne un’arte, nota come Kintsugi: riparare con l’oro.
A cosa serve trasformare se si può cambiare?
Il sostantivo cambiamento è uno dei più ricorrenti nel nostro vocabolario, al punto che cambiare (dismettere, rimpiazzare, rottamare) sembra il modo più semplice, talvolta radicale, ma comunque efficace di risolvere le situazioni. Cambiare gli oggetti, nel senso di sostituirli con altri più efficienti, è il paradigma di un sistema basato sui consumi, cui tutti partecipiamo.
Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. Giuseppe Tomasi di Lampedusa
La corsa al cambiamento appare simile alla corsa all’oro di leggendaria memoria. Molti si avventurano con il miraggio di un rapido e straordinario arricchimento che però, alla fine, risulta appannaggio di pochi, così come sono i pochi – gli aristocratici protagonisti de Il Gattopardo – a sostenere il cambiamento affinché i loro privilegi restino immutati.
Trasformare è valorizzare l’esperienza
E dunque, accade realmente che si cambi? La nostra esperienza non ci porterebbe piuttosto a sostenere che ciò che definiamo cambiare sia il progressivo lavorio del trasformare?
Il mondo spezza tutti e poi molti sono forti proprio nei punti spezzati. Ernest Hemingway
La pratica del Kintsugi è un’esperienza di trasformazione. Un oggetto si rompe; i pezzi vengono raccolti e fatti combaciare; le lacune riempite; le linee di frattura ricomposte vengono esaltate dalla presenza dell’oro. La trasformazione ha ri-creato un oggetto simile al precedente di cui i segni del processo di restauro divengono caratteristiche distintive uniche e irripetibili.
È il procedimento opposto a quello di buttare un oggetto il cui possesso non ci appaga più ed è anche l’opposto di dismettere persone che non servono più a un determinato scopo produttivo e/o sociale.
Affrancarsi dalla configurazione di base
Nel 2005 lo scrittore David Foster Wallace tiene un discorso, divenuto poi celebre, per la cerimonia delle lauree umanistiche in un college americano nel quale esorta i giovani a scegliere come pensare:
… se sarete abbastanza coscienti da darvi la possibilità di scegliere, voi potrete scegliere di guardare in un altro modo a questa grassa signora super-truccata e con gli occhi spenti che ha appena sgridato il suo bambino nella coda alla cassa. Forse non è sempre così. Forse è stata sveglia per tre notti di seguito tenendo la mano del marito che sta morendo di un cancro alle ossa. O forse questa signora è l’impiegata meno pagata della motorizzazione, che proprio ieri ha aiutato vostra moglie a risolvere un orribile e snervante problema burocratico con alcuni piccoli atti di gentilezza amministrativa. Va bene, nessuno di questi casi è molto probabile, ma non è nemmeno completamente impossibile. Dipende da cosa volete considerare. Se siete automaticamente sicuri di sapere cos’è la realtà, e state operando sulla base della vostra configurazione di base, allora voi, come me, probabilmente non avrete voglia di considerare possibilità che non siano fastidiose e deprimenti. Ma se imparate realmente a concentrarvi, allora saprete che ci sono altre opzioni possibili.
Trasformare è lavorare continuamente alla nostra configurazione di base
Dopo aver visto le possibilità e immaginato le alternative, trasformare le situazioni rappresenta il progredire nell’azione. Possiamo sottrarci, possiamo scegliere di non scegliere – finché questo sarà praticabile. Così facendo perderemo delle opportunità e, in particolare, l’opportunità di valorizzare, come nel Kintsugi, con l’oro le difficoltà in cui inciampiamo e apprendere sempre nuovi modi di muoverci nel mondo.
…la vostra educazione è realmente un lavoro che dura tutta la vita. E comincia ora. Auguro a tutti una grossa dose di fortuna. David Foster Wallace