Interrogare e interrogarsi sono abilità di comunicazione tanto importanti quanto difficili da governare.
Il verbo interrogare, inteso come fare domande, comporta molteplici sfumature di intenzioni che vanno dal chiedere informazioni al sottoporre a interrogatorio, al rivolgere domande per valutare la preparazione di qualcuno.
Nessuno fa una domanda senza suggerire la risposta che desidera avere.
Tutti abbiamo partecipato alla messa in scena di un oratore che, terminata la sua esposizione, chieda se ci sono domande, facendo calare il gelo in sala. Spesso è proprio il modo di domandare a escludere la possibilità di dare risposte. Può essere un’abilità utile, purché si sappia come e quando usarla.
Formulare domande cui si può rispondere con un sì o con un no è, in genere, un buon modo per liquidare una questione. So di aver irritato più di una persona con la domanda: “Tutto bene?” il cui significato era, in effetti: “Mi tocca salutarti, ma non mi importa niente di te né di come stai”. Ed era precisamente ciò che intendevo.
A volte, la cosa peggiore che può capitare alle domande è la risposta.
Romain Gary
Se è provato che il modo di costruire una domanda suggerisce la risposta, è anche vero che la risposta non prevista è un appello alla nostra attenzione, un prodotto notevole della differenza che fa la differenza.

Le domande non sono mai indiscrete. Le risposte lo sono, a volte.
La risposta indiscreta è quella capace di far compiere un balzo in avanti alla comunicazione. Può essere una contro-domanda: “Che ore sono?” “Hai fretta?”. Oppure una risposta che va volutamente fuori tema, come in questo dialogo tratto dal film Harold e Maude.
Una risposta indiscreta può anche essere la reazione impulsiva a una domanda costruita ad arte per disorientare l’interlocutore e distrarlo dal flusso dei suoi pensieri.
Domandare è in ogni caso un modo di comunicare aperto, che presuppone uno scambio. A volte può essere un monologo interiore, come quelli di Virginia Woolf:
…”Vengo,” disse Peter, ma rimase seduto un altro momento. Che cos’è questo terrore? Che cos’è quest’estasi? Pensò tra di sé. Che cos’è che mi riempie di una tale straordinaria emozione? E’ Clarissa, disse. Perché, eccola, era lì. La Signora Dalloway
Saper usare lo domande, anche quelle retoriche, consente una notevole libertà nella scelta di come condurre una conversazione. Domandando frequentemente un riscontro da chi ascolta si può correggere l’andamento del colloquio per orientarlo a un obiettivo che si ha in mente, un pò come mettere a fuoco le lenti di un binocolo per ottenere una visione nitida di ciò che si vuole osservare.
Non perdere mai una sacra curiosità.
In generale credo che si debba considerare con sospetto tanto un colloquio in cui non compaiano delle domande quanto uno di sole domande poiché in entrambe i casi si percepisce un difetto nella considerazione verso l’altro.
La cosa importante è non smettere mai di domandare. La curiosità ha il suo motivo di esistere. Non si può fare altro che restare stupiti quando si contemplano i misteri dell’eternità, della vita, della struttura meravigliosa della realtà. È sufficiente se si cerca di comprendere soltanto un poco di questo mistero tutti i giorni. Non perdere mai una sacra curiosità. Albert Einstein
Interrogare e interrogarsi è una delle 10 Vitabilità di Metodo Colloquio. Per conoscere le altre leggi questi articoli:
Vedere
le possibilità
Immaginare
le alternative
Trasformare
le situazioni
Ascoltare
l’altro
Badare
a se stessi
Lasciare
spazio alle risposteImprimere un orientamento Trasmettere
informazioniAgire
in sicurezza