Accampare scuse per sottrarsi a un’offerta indesiderata può essere un modo di declinare un invito che giunge intempestivo. Legittimo. Si tratta di un esercizio quotidiano di autodifesa da newsletter incalzanti, offerte commerciali mirabolanti, telemarketing invadenti e via elencando.
Est modus in rebus
Esiste una misura nel fare le cose? Fino a che punto accampare scuse è utile? Quando dobbiamo dare riscontro a un’offerta inaspettata e/o indesiderata è come se camminassimo su una spiaggia assolata con la sabbia che ci brucia i piedi. Ognuno di noi ha la propria strategia, quella che ha affinato con l’esperienza e scelto come la più efficace.

E dunque, tu come ti regoli: saltelli come un passerotto fino all’ombrellone più vicino? Prendi la rincorsa e vai, tanto prima o poi c’è il mare? Sopporti stoicamente badando alla forma? Indossi sempre le ciabatte perché prevenire è comunque meglio? Resti seduto al bar fino a metà pomeriggio?
Il pretesto
Come ti sentiresti se in occasione del tuo compleanno il tuo partner facesse un regalo a se stesso invece che a te? Lo immagini? Ecco allora puoi intuire come possa trovarsi chi ti ha porto un invito e si ritrova a dover ascoltare la storia della tua vita. Raccontare la tua biografia invece di dire semplicemente “no, grazie” è un regalo che fai a te stesso per confermare la bontà delle tue ragioni. Suona più o meno così: “Io ho dei seri impedimenti che derivano dalla mia particolare situazione e che assorbono tutte le mie risorse. Cerca di capirmi e vienimi incontro!”
Trovare ragioni per non fare qualcosa che esce dai nostri schemi consolidati (pre-testi) è più confortevole: tienilo presente la prossima volta che ricorrerai a dei pretesti, potresti comprendere qualcosa che ancora ti sfugge a proposito di come gli altri si pongono verso di te.

Il sottotesto
Hai presente il “sì ma…” ? Due paroline striminzite, quattro lettere in tutto che hanno la potenza di un terremoto. Quando l’altro le pronuncia ti vien voglia di prendere su le tue cose, impacchettarle rapidamente e andare via.
Ogni volta che pronuncio la magica formula “sì ma” sto dicendo che: evito di esprimere un idea non conforme a quella del mio interlocutore; dalla mia posizione non mi si smuove nemmeno con un caterpillar; probabilmente ho ascoltato solo la minima parte di ciò che è stato detto; ho ragione io e dunque adesso la chiudo qui mettendoci l’ultima parola.
Il sottotesto del “sì ma” è un piccolo capolavoro di offesa alla relazione: il tuo dire contro il mio. La somma non è zero, è parecchi punti sotto lo zero per chi le due paroline micidiali le ha messe lì nella conversazione.
C’era una volta la sprezzatura, oggi la chiamiamo resilienza
Ai tempi della vita di corte gli aristocratici si addestravano nell’arte di minimizzare eventi fastidiosi (come può esserlo un invito inopportuno) e comportamenti ostili. In questo modo si evitava l’affronto, il testa a testa che a quei tempi poteva finire in duelli e mettere a repentaglio la vita dei contendenti. Sprezzatura, è anche affine a disprezzo e sprezzante, tratti piuttosto caratteristici dell’atteggiamento aristocratico.
E dunque quanto c’è dell’antica sprezzatura nel nostro modo di accampare scuse? Quanta distanza mettiamo tra noi e gli altri? Quanto ci facciamo schermo con pretesti anche cortesi? E come appare il sottotesto che si può intravedere nel nostro “rifiutare senza dire di no”?

Tutt’altra cosa è la resilienza, intesa come capacità di affrontare difficoltà con un atteggiamento positivo e costruttivo. In altre parole, usare le situazioni difficili invece di esserne travolti, trasformandole e, di conseguenza, uscendone trasformati.
La risposta resiliente al disturbo di un invito inopportuno va dal: “grazie lo tengo presente” fino al: “è un’occasione alla quale non avevo mai pensato” e modificare i propri piani per includere la nuova opportunità.
Qual è il tuo stile?
Finora come hai declinato un invito che hai giudicato inopportuno? Continuerai a comportanti nello stesso modo? Proverai a sperimentare un modo differente? Se inizi ad allenarti a distinguere pretesti e sottotesti tuoi e altrui, presto comincerai a leggerli e farti domande sul loro possibile significato. E non è da escludere che col tempo avrai sempre meno bisogno di accampare scuse anziché dire apertamente e con cortesia ciò che hai in animo.