“La carogna – sì ha capito bene – io voglio imparare a diventare una carogna. Se sai fare la carogna puoi decidere di essere anche una brava persona, se invece sei semplicemente una brava persona non puoi decidere un bel niente. Neanche come farti sbranare, perché è chiaro che sarai sempre una vittima, l’ultimo anello della catena alimentare, il primo straccio che vola appena cambia il vento”.
“La carogna? Cioè l’animale morto della cui carcassa in putrefazione si cibano gli avvoltoi?”

“No, tutto il contrario! Io voglio diventare un avvoltoio. Ne ho abbastanza di mortificazioni. I bulli di quando andavo alle medie. L’azienda di mio padre che lo ha licenziato senza spiegazioni. La banca che ci ha portato via la casa”.
Questo ragazzo ha ragione – penso mentre mi domando come condurre il colloquio. Ecco partirò dal suo avere ragione. Gli sono arrivate batoste da tutte le parti: ha ragione a voler passare dalla parte di chi il bastone lo brandisce. È questo che mi sta dicendo?
“È strano, però, che la stessa parola abbia due significati opposti: carnefice e vittima”.
“Mostra l’altra guancia!”
Fa un salto sulla poltrona.
Mi sta dicendo che vuole diventare un duro e io gli rispondo con una frase da catechismo. Non gli sarei più utile seguendolo sul suo terreno occhio- per-occhio-dente-per-dente? No. Questo se lo è già detto da solo e non deve essergli servito un granché.
Si diventa una carogna nutrendosi della carne infetta di un animale morto.
E pensare che ci sono persone che rifiutano di mangiare carne per non assimilare la paura dell’animale macellato!

E dunque, guardando tutti i film di azione, gli splatter, i pulp alla Tarantino si impara come stare al mondo? Quale mondo?
La ballata di Makie Messer
Il mondo delle persone che hanno il coltello tra i denti ma non lo mostrano, a differenza del pescecane che i suoi denti li ha ben visibili. Fa così la canzone del personaggio-carogna ne L’opera da tre soldi.
E dunque se c’è uno squalo occultato in ciascuna persona – anche nel mio giovane interlocutore – si può stare al mondo unicamente uno contro l’altro armati? È questo che desidera?
Andare ad incontrare l’altro nel suo mondo
“Ha presente il monologo di Monty Brogan ne La 25aora di Spike Lee?”
Monty fa un mestiere da carogna e ha l’aspetto di un bravo ragazzo. Sta al mondo come un disperato maledicente sognando un altro futuro possibile: vivere a lungo pacificamente circondato da figli e nipoti.
“È come dicevo all’inizio: se sei una carogna puoi decidere di diventare una brava persona”.
“Cioè? Monty avrà un’altra possibilità? Il tempo farà un’eccezione per lui regalandogli una 25a ora?”
Monty ha in sé molteplici possibilità: può far soldi con la droga e può desiderare una vita regolare. Ha scelto di fare lo spacciatore e si è precluso altre opzioni. Siamo proprio sicuri che diventare una carogna sia una scelta reversibile? E, in generale, che le possibilità che abbiamo davanti siano sempre solo due, contrapposte?
Come si fa a scegliere?
“Alla fine dell’ultima sera di libertà Monty si fa prendere a pugni dall’amico. Perché lo fa? Perché sa che presentandosi in carcere con la sua faccia per bene diverrà immediatamente oggetto di violenze da parte degli altri detenuti”.
“Non era abbastanza carogna, allora?”
Il punto è che Monty si fa cambiare i connotati perché deve presentarsi con un aspetto credibile e rispettabile secondo i valori e le credenze del posto in cui andrà. Sta scegliendo di trasformare la propria faccia, come sceglierebbe un altro abito, più adatto all’occasione. Monty spera di sopravvivere al carcere.
Bisogna imparare a fingere, allora?
E se si trattasse invece di fare finta sul serio? Domandarsi continuamente: “come posso fare questa cosa in modo differente?” Immaginarsi come potrebbe andare se… E cercare di capire quale tra le scelte possibili sia più utile per se stessi e per gli altri. E andare incontro a quella possibilità con una faccia, un abito, una postura e un linguaggio adatti all’occasione.
Bisogna imparare a ragionare in termini di collettività
È il win win cioè il creare condizioni affinché ciascuno abbia il proprio vantaggio. Tutt’altra cosa che dover scegliere di diventare una carogna con il coltello tra i denti per sfuggire a un destino di vittima.
E dunque il mio giovane interlocutore ha ragione nel sostenere che se fai la carogna puoi anche fare la brava persona. Ma occorre capire che fai la brava persona avendo imparato che la carogna che è in te farà scelte irreversibili, quelle che tagliano i ponti con le altre possibilità.
Quella di carogna, insomma, è una vita tutta d’un pezzo che mette a rischio prima di tutto la libertà di scelta dello stesso individuo-carogna. Conviene?
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