Occhiali appannati: una costante della vita quotidiana in tempi di mascherina, in barba ai consigli degli esperti e ai video tutorial. Camminare stando dentro una sorta di effetto dissolvenza è indiscutibilmente un disagio e un pericolo, ma ha i suoi vantaggi. Provo a elencarne qualcuno:
- ignorare il vicino di casa non proprio simpatico anche quando lo incroci per strada;
- tirare dritto senza porti domande scomode sulla natura umana quando davanti a un bar, nonostante il freddo, un capannello di quattro o cinque persone beve il caffè fumando e chiacchierando senza mascherina;
- incantarti al semaforo verde (basta che poi non attraversi con il rosso);
- impiegare un sacco di tempo per pescare il portafogli dalla borsa perché la cassiera vede benissimo che tu non ci vedi affatto;
- fare lunghe passeggiate rilassanti lasciando andare i tuoi pensieri come se intorno non ci fosse nulla (non fatelo se non siete al parco).
Occhiali appannati e occhiali rosa
Vivere in un costante stato di dissolvenza funziona bene come un esercizio di mindfulness: sei sempre nel qui e ora. Nessuno farà irruzione nel tuo mondo-a-parte rivolgendoti un augurio di buona giornata. Chi saluterebbe un ipovedente con un cenno del capo o con un frettoloso “buongiorno”?
E che dire dell’effetto congiunto occhiale appannato più mascherina? Va precisato che quanto più quest’ultima è efficiente nel proteggere dallo scambio di sgocciolamento salivale nebulizzato nell’aria, tanto più inquinata sarà l’aria che respiri al suo interno. Questo in breve potrebbe avere su di te un effetto leggermente anestetico con tutti i benefici che ciò comporta.
Insomma, per noi portatori di occhiali da vista (i portatori di occhiali da sole passino in coda come i non ancora vecchi né operatori sanitari né insegnanti nella lista dei vaccinabili) questo è un momento glorioso. Cari miopi, presbiti senza vergogna, ipermetropi e astigmatici questo è il momento della riscoperta di una nuova forma di benessere. Essere in un luogo con la presenza fisica evitando le seccature della vita di relazione.
Farsene una ragione
In questo momento in cui tutto è virtuale, in cui scriviamo compulsivamente e pubblichiamo di tutto (inclusi post demenziali come quello che state leggendo) per colmare il vuoto di progetti e visioni per il futuro, stare da qualche parte e nel contempo non esserci è un privilegio impagabile, altrimenti raggiungibile solo a costo di gravi malattie degenerative del sistema nervoso. Grazie, no.
Una persona molto saggia i cui insegnamenti mi hanno cambiato la vita (non necessariamente in meglio) era solita dire che se sei costretto a vivere in un tunnel, arredalo. Bene stiamo in un tunnel da non so più nemmeno quanto tempo e per quanto ancora ci rimarremo e dunque: arrediamolo!
Ci sono giorni in cui vorrei scrivere “I can’t breathe” con il pennarello nero sulla mia mascherina. A trattenermi è il rispetto per chi è caduto lungo la strada e non si è rialzato. I disagi di non respirare a pieni polmoni, di non vedere dove metto i piedi, di uscire raramente di casa sono utili per ricordarmi com’era prima e valutare se davvero voglio tornare a vivere come allora.
La risposta ancora non l’ho trovata, per questo pubblico post demenziali.